La solidarietà viene dalla terra: l’Orto Salewa dà lavoro a 15 migranti

A Bolzano il Gruppo Salewa-Oberalp è conosciuto come azienda di attrezzature e abbigliamento per la montagna. Da marzo però al nome Salewa si lega anche l’immagine dell’orto che dà lavoro a quindici migranti che hanno trovato così un’occupazione mentre aspettano di ricevere il permesso di soggiorno. Promotrice dell’iniziativa è stata Stephanie Völser, 25 anni di Ega, insegnante di italiano volontaria per l’associazione Binario 1, che l’ha avviata insieme a Heiner Oberrauch, presidente del Gruppo Salewa-Oberalp di cui Völser è l’assistente esecutiva.

Salewa

Una catena di solidarietà per l’Orto Salewa

Nell’Orto Salewa lavorano giovani provenienti da Senegal, Mali, Gambia, Kurdistan, Congo, seguiti da volontari. Si è poi innescata una catena di solidarietà che ha coinvolto tanti: i prodotti dell’orto vengono acquistati con offerta libera una volta alla settimana, e fra i clienti ci sono Gregor Wenter ed Egon Heiss, rispettivamente proprietario e chef stellato del ristorante Bad Schörgau di Sarentino (Bolzano). Inoltre Bioenergia Trentino ha fornito il compost, il Consorzio agrario di Bolzano gli attrezzi per l’orto, Niederstätter un container, Gardencenter Biasion le piante.

«Siamo soddisfatti del risultato raggiunto, perché il progetto è riuscito a coinvolgere più soggetti che come noi pensano che la politica non possa risolvere tutto e che sia un dovere civile impegnarsi in prima persona» spiega Oberrauch. Forse, come afferma Lamin Manjang, 21 anni, arrivato a Bolzano dal Gambia, «si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel».

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