Quando la strada del vino porta alla morte: guida e alcool, abbiamo un problema in Alto Adige

A una settimana dall’incidente che è costato la vita a sette giovani turisti tedeschi, sappiamo quasi tutto di chi è morto e di chi li ha uccisi, un po’ meno del luogo e del contesto in cui è avvenuto. Come noto, alle 1.15 della notte tra il 4 e il 5 gennaio, una ventina di giovani turisti tedeschi appena scesi da un bus navetta stava attraversando le strisce pedonali situate di fronte all’Hotel Post di Lutago di sopra, quando è sopraggiunta l’Audi TT coupè guidata dal 27enne Stefan Lechner che è piombata sul gruppo uccidendo 7 persone e ferendone altre dieci. Il test con etilometro ha rilevato un tasso di 1,97 g/l di alcool nel sangue di Lechner, quasi quattro volte il massimo consentito: 0,5 g/litro.

L’incidente è avvenuto lungo la statale 621 della Valle Aurina, strada che, a dispetto della denominazione, è gestita dalla provincia di Bolzano dal 1997, mentre Lutago è una frazione del comune di Valle Aurina: seimila abitanti sparsi su 187,89 kmq attraversati proprio dalla ss 621 nel tratto da Lutago a San Pietro (15 km). Una zona di alta montagna considerata tra le più incontaminate dell’Alto Adige che, come si legge su Wikipedia «ha mantenuto inalterati usi, costumi e tradizioni delle popolazioni alpine».

Chi scrive ci ha trascorso le vacanze estive per alcuni anni proprio per quelle particolari caratteristiche naturali che, inevitabilmente, influenzano anche chi ci abita. Per esempio, l’evento principale delle estati di Lutago è la Bergfeuerfest che si tiene da 25 anni a metà luglio nell’area sportiva della cittadina. Una festa dedicata a una band locale, i Bergfeuer appunto, che propongono «canti popolari dell’Alto Adige con diverse influenze etniche». Non a caso si presentano ai concerti con abiti ispirati ai pellerossa, ai nativi statunitensi. Emblema di chi vive a stretto contatto con una natura «incontaminata» ma anche di chi pensa di abitare in una sorta di riserva indiana con regole non sempre coincidenti con quelle di chi risiede in contesti urbani. Spesso, da quelle parti trovano affascinanti aspetti umani differenti dal resto del mondo e la prudenza non pare essere tra questi.

Gli altri incidenti

Tornando alle questioni relative alla sicurezza stradale, era il 6 ottobre 2016, quando il 27enne Fabian Niederwieser perse la vita, sempre a Lutago, dopo essersi scontrato con la propria auto contro un bus della Sad al momento fuori servizio. Quattro chilometri più a nord, sulla stessa strada ma all’altezza dell’hotel Adler a San Giovanni, all’alba del 21 ottobre 2018, un’auto si è schiantata contro le barriere di sicurezza. L’uomo alla guida è rimasto gravemente ferito. Stesso posto, ma una settimana più tardi, un’altra auto si è ribaltata e chi era alla guida se l’è, però, cavata con ferite di media gravità Due mesi dopo, il 31 dicembre, il tris. Un’altra auto si è ribaltata nella stessa zona senza provocare gravi conseguenze alle persone coinvolte.

Procedendo altri due chilometri verso nord, si raggiunge Costa Molini (Mühlegg) dove poco più di sei mesi fa, nella notte tra il 31 maggio e il primo giugno è deceduta la 58enne Brigitte Hofer. La donna, originaria di Ca’ di Pietra, stava uscendo da una strada laterale con la propria automobile per immettersi sulla Statale e non ha visto sopraggiungere un’altra vettura, per Brigitte non c’è stato nulla da fare. Ma, fino alla strage della notte tra il 4 e il 5 gennaio 2020, l’incidente mortale più noto avvenuto sulla statale dell’Aurina era avvenuto più a sud, a Gais e aveva coinvolto l'”eroe” locale, l’alpinista Hans Kammerlander.

Per quell’incidente, avvenuto il 27 novembre 2013 e costato la vita al 21enne René Eppacher, Kammerlander è stato condannato (dopo patteggiamento) a due anni di reclusione, con la sospensione condizionale della pena, e un anno di sospensione della patente di guida. Le indagini avevano dimostrato che al momento dello schianto il suo tasso alcolemico era decisamente superiore a quanto consentito dalla legge (1,48, il limite consentito è 0,5 grammi per litro).

Nel caso di Kammerlander come in quello più recente di Lutago, l’alcol ha svolto un ruolo decisivo ed inevitabilmente il dibattito pubblico si è concentrato sull’uso e abuso di alcol che contraddistingue una fetta consistente della popolazione sudtirolese. Come ha scritto Gabriele Di Luca: «In Alto Adige-Südtirol esiste un colossale problema legato al consumo di alcol. Saufen, bere, fino a sfondarsi, è considerata una pratica quasi ovvia, buona per accedere anche ad un riconoscimento sociale che puzza di mefitico patriottismo da quattro soldi. Se non bevi non sei un vero sudtirolese», Difficile dargli torto, soprattutto pensando a zone montane come la Valle Aurina, ma il problema riguarda, seppur con sfumature diverse, tutta l’Europa del nord e alcune zone italiane come il Trentino, il Friuli e il Veneto.

Una questione reale e importante che sicuramente va affrontata con maggiore decisione, ma che difficilmente otterrà risultati significativi in tempi brevi. Nel frattempo si potrebbe provare a intervenire, non solo tecnologicamente, per migliorare la sicurezza sulle strade locali.

La sicurezza stradale

Che la battaglia culturale contro l’alcol possa procedere di pari passo con quella sulla sicurezza stradale lo dimostra anche una statistica dell’Astat, quella delle strade più  pericolose della provincia. Come riportato dal quotidiano Alto Adige: «Le strade più pericolose dell’Alto Adige sono la strada provinciale 14 da Caldaro a Roverè della Luna assieme alla statale 12 del Brennero».

La strada provinciale 14 può non dire molto ai lettori, soprattutto perché è nota con un denominazione differente: “La strada del vino“. Già, la strada più pericolosa della provincia porta il nome di una bevanda alcolica, singolare coincidenza. Comunque, nonostante quanto scritto finora, la già citata statistica sulla pericolosità delle strade provinciali non evidenzia particolari criticità riguardanti la statale della Valle Aurina. Sarà per questo che, almeno fino ad oggi, non sono stati presi provvedimenti eccezionali riguardanti le limitazioni di velocità e la messa in sicurezza dei passaggi pedonali nel tratto che attraversa il vasto comune della Valle Aurina.

Sul luogo dell’incidente avvenuto la settimana scorsa esistono opinioni differenti, c’è chi sostiene che quel punto sia notoriamente considerato pericoloso per i pedoni che attraversano, soprattutto con il buio e chi lo nega con altrettanta fermezza. Quel che è certo, è che dopo il tramonto, il traffico in quel tratto di strada è davvero ridotto per cui chi arriva da Brunico può sentirsi autorizzato a spingere sull’acceleratore.  Detto questo, quel passaggio pedonale è illuminato e segnalato come da norma. Se non ho verificato male, l’unico attraversamento pedonale segnalato con un qualche accortezza in più lungo quei 15 chilometri tra Lutago e San Giacomo è quello coincidente con l’impianto sciistico Speikboden.

Solitamente, le strisce pedonali sulla statale sono infatti collocate in prossimità delle fermate dei bus e se andate su google street view per osservare la zona dell’incidente della settimana scorsa, potrete notare come non tutti le utilizzino. L’immagine scattata dall’auto di Google che pubblichiamo di seguito mostra chiaramente due genitori con tanto di figli sul passeggino che attraversano la strada in totale insicurezza.

Per essere chiari, qui non si cerca di comprendere come sia potuta accadere la strage del 5 gennaio, le responsabilità le valuterà la magistratura, ma si cerca di comprendere cosa si possa fare oggi. Un rallentatore o un paio di segnalatori luminosi in più possono salvare delle vite umane e in Valle Aurina, così come in altre strade di montagna della provincia, sarebbe utile inserirne nei punti più pericolosi?

A questo proposito, dalla polizia stradale mi hanno fatto notare che la statale dell’Aurina è una strada di montagna, a tratti di alta montagna e che certe problematicità sono anche legate all’ambiente circostante. Detto questo, rispetto al panorama generale italiano, quella della Valle Aurina figura innegabilmente tra quelle con la migliore manutenzione. Da quando la strada è passata nelle mani della Provincia, precisano “E’ stato fatto molto dal punto di vista della manutenzione e della messa in sicurezza”. Per esempio, è stata proprio la polizia stradale a invitare a migliorare la luminosità nei pressi dei passaggi pedonali della zona a seguito di un investimento mortale. Invito che è stato prontamente accolto tanto che anche il passaggio pedonale nei pressi dell’Hotel Posta di Lutago è illuminato dall’alto da faretti led così come molti altri sulla stessa strada.

I dati degli ultimi anni mostrano anche come gli incidenti mortali siano in calo e come sia cambiata la mentalità di chi guida riguardo al consumo di alcol e ovviamente ne siamo tutti felici. Questo non significa che non si possa ancora fare di più, i controlli preventivi possono e devono essere incentivati anche per far tacere le malelingue che pensano che troppe volte questi controlli non vengano effettuati per non danneggiare il turista che transita per le strade dell’Alto Adige. Come noto, la polizia stradale presenta settimanalmente il calendario dei servizi di rilevamento nella velocità in regione. Per questa settimana (dal 6 al 12 gennaio 2020) ne erano previsti sette nell’intera regione: sei in Trentino e uno in Alto Adige. Per quella precedente otto, sette in Trentino e uno in Alto Adige.

Sicuramente ci sono delle ragioni tecniche che spiegano questa differenza ma nell’attesa che la lunga battaglia culturale contro l’alcol porti i primi risultati, si potrebbe partire proprio dall’aumento dei controlli preventivi sulle strade. Compito che, ovviamente, non spetta unicamente alla polizia stradale ma anche, (e soprattutto) alle varie polizie municipali dell’Alto Adige.

Massimiliano Boschi

 

 

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