Grafene, una bella storia italiana

Da Cleveland a Lomazzo, vicino a Como. L’avventura del Grafene in Italia – e di Directa Plus, la startup che ha costruito il più grande impianto per la sua produzione, proprio in Italia – è ora raccolta in un libro “Nano is big. Verso il grafene per tutti” scritto da Giulio Cesareo, fondatore della società, per Egea.

La storia del grafene, un nanomateriale che sta trovando mille applicazioni nelle Pmi italiane, dal cleantech agli abiti sportivi per lo sci da discesa, è una bella storia italiana: si tratta del caso, più unico che raro, in cui una società nata negli Stati Uniti sceglie l’Italia come mercato e luogo di produzione. Merito degli scienziati di altissima qualità (e a costi minori) ma anche e soprattutto della prossimità con un tessuto imprenditoriale di piccola taglia che nella ricerca sviluppata da Directa Plus può trovare una marcia in più per conquistare nuovi mercati.

“Nano is big”, con la prefazione di Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di tecnologia, non è però solo la storia di Directa Plus. Ricostruendo la storia della sua azienda, ormai lunga undici anni, Cesareo prova ad estrapolare uno ad uno gli ingredienti del successo necessari ad ogni startup: team, rapporto con le Università e con i finanziatori. Tema, quest’ultimo centrale per ogni startup tecnologica. Directa Plus ha già passato le fasi principali della filiera: ricorso ai capitali personali, business angel, venture capital. Il futuro, lo scrive Cesareo nel libro, si chiama Borsa. In bocca al lupo a una bella, bellissima, storia italiana.

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