Funivie, valore aggiunto di due miliardi di euro

Un valore aggiunto di due miliardi di euro. Ed è così che Helmut Sartori, presidente degli esercenti funiviari altoatesini, certifica la bontà dello scorso inverno, 2017-2018. Nel farlo – durante l’assemblea generale – ha anche dato le cifre relative alla scorsa edizione. «È ormai un fatto accertato che gli impianti funiviari contribuiscano in misura determinante al valore aggiunto del turismo invernale. I circa 12,6 milioni di pernottamenti invernali corrispondono ad un valore aggiunto annuale in forma di potere di acquisto generato esternamente di circa 2 miliardi di euro, equivalenti al 9,5% del prodotto interno lordo dell’Alto Adige. Le aree sciistiche altoatesine danno lavoro a circa 2.000 addetti, di cui 750 con contratto di lavoro a tempo indeterminato e 1.250 con contratto di lavoro stagionale. Gran parte degli addetti stagionali sono agricoltori che possono disporre in tal modo di una fonte di reddito aggiuntiva sicura. Attualmente l’Alto Adige conta 368 impianti funiviari che trasportano ogni anno durante la stagione invernale oltre 120 milioni di passeggeri e che sono in grado di trasportare contemporaneamente oltre 529.827 passeggeri all’ora – cifra superiore all’intera popolazione altoatesina. Il fatturato annuo ammonta a circa 320 milioni di euro».

Fra investimenti (70 milioni di euro previsti per il 2018) e futuro, Sartori ha focalizzato una delle prossime sfide: il ricambio generazionale. «Una delle sfide maggiori è senza dubbio rappresentata, anche in considerazione dello sviluppo demografico, dalla problematica del ricambio generazionale – ha ricordato -. Da alcuni anni non si può più ignorare nelle classiche regioni alpine, come la Svizzera, la Germania, l’Austria e l‘Italia e anche l’Alto Adige, la circostanza che sempre meno bambini e adolescenti imparino e pratichino effettivamente gli sport sulla neve – e in particolare lo sci e lo snowboard. Soprattutto sul mercato principale, quello tedesco, ove le settimane degli sport invernali rappresentavano fino a pochi anni fa una componente fissa nel programma didattico, constatiamo un atteggiamento sempre più critico nei confronti del turismo sugli sci. I motivi per cui ci sono meno bambini sulle piste sono svariati: vi rientrano, ad esempio, l’intenso calendario scolastico, che lascia sempre meno tempo agli sciatori in erba per la pratica delle attività ricreative, come anche la “burocratizzazione” delle manifestazioni scolastiche in generale e la questione della responsabilità del personale didattico. Si aggiunga a ciò anche il fattore, spesso sottovalutato, della competizione con altre attività per il tempo libero, e soprattutto con le offerte ricreative virtuali.  C’è un fatto di cui noi tutti dobbiamo essere consapevoli: se in Alto Adige la popolazione non scia o risulta meno dedita allo sci, diviene più difficile motivare i nostri ospiti a praticare questa disciplina. Solo se noi stessi pratichiamo lo sci, riusciremo a raccomandare ai nostri ospiti questo sport in modo credibile»

 

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