Convivere in Alto Adige, un patto per incentivare l’integrazione

A fine 2015 erano 46.454 e provenivano da 136 Paesi i cittadini con background migratorio presenti in Alto Adige, secondo i dati Astat. Questo contesto crea nuove sfide, ma anche opportunità e potenzialità: per questo da marzo 2015 la Provincia lavora a un Patto per l’integrazione «che fornisca la cornice politica necessaria a raggiungere un’integrazione intesa come convivenza pacifica», come l’ha definito l’assessore competente Philipp Achammer. Con il coinvolgimento di tutte le parti interessate e partendo dalla legge provinciale sull’integrazione del 2011, è stata stilata la bozza “Convivere in Alto Adige – Un patto per l’integrazione”, approvata a giugno, che oggi 20 luglio Achammer ha illustrato alla Giunta provinciale assieme ai criteri per incentivare l’integrazione. Entrambi i documenti sono stati approvati dalla Giunta provinciale.

«Attraverso un processo partecipativo e inclusivo degli interessati e dei vari attori – ha detto Achammer – si è arrivati alla definizione di principi che indicano diritti e doveri». Un patto per l’integrazione con regole chiare, comprensibili e condivise che interessano lingua, formazione, lavoro, sanità, cultura e religione. L’integrazione vuole essere intesa come convivenza regolamentata, disponibilità all’iniziativa personale, arricchimento e opportunità: ai migranti non si chiede da dove vengono, bensì come possono contribuire al funzionamento della società locale.

Convivere in Alto Adige,  impegno richiesto da entrambe le parti

Convivere in Alto Adige richiede un impegno reciproco che si articola nel rapporto fra dare e avere: «La Provincia deve fare di più attraverso nuove misure, ad esempio nei corsi di lingue, nella mediazione interculturale, nel riconoscimento delle qualificazioni conseguite dai cittadini nei Paesi terzi», ha sintetizzato Achammer. Viene richiesto al contempo impegno da parte di tutti, a partire dall’apprendimento linguistico: «Studieremo la possibilità di collegare questa disponibilità personale e questa comprovata volontà di integrarsi alla concessione di prestazioni aggiuntive dell’ente pubblico. Parliamo non di nuove prestazioni ma di quelle già esistenti, di secondo livello sopra l’assistenza essenziale», ha precisato Achammer.

I criteri per incentivare l’integrazione e convivere in Alto Adige puntano a favorire l’inclusione a livello comunale e prevedono contributi ai Comuni e alle Comunità comprensoriali per iniziative di promozione di processi di integrazione a livello locale, per la cooperazione e il lavoro in rete. Sono finanziabili anche le misure per promuovere la partecipazione delle persone immigrate alla vita sociale, per sensibilizzare e informare l’opinione pubblica, per la formazione e l’aggiornamento di moltiplicatori nell’ambito dell’integrazione.

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