Ötzi, un «cold case» discusso (anche) all'Harvard Club di New York

Su invito del famoso Harvard Club di New York, Alexander Horn, commissario capo della polizia criminale di Monaco di Baviera e «profiler», ha presentato il progetto di ricerca del Museo Archeologico dell’Alto Adige sul caso dell’omicidio dell’Uomo venuto dal ghiaccio. Al termine, Horn e Angelika Fleckinger, direttrice del Museo Archeologico dell’Alto Adige, hanno preso parte a una discussione davanti a un pubblico di oltre 200 persone. Occasione per la serata era il 164° compleanno di Sherlock Holmes, ricorrenza che il club celebra ogni anno invitando esperti in criminologia. Nonostante le condizioni meteo davvero avverse a New York, oltre 200 laureati della prestigiosa università hanno raccolto l’invito affollando il salone delle feste dello Harvard Club a Manhattan.

«Le indagini devono partire da tre domande fondamentali»

Horn ha illustrato in primo luogo la sua unità speciale a Monaco dedicata all’analisi dei casi criminali e la metodica applicata per cercare di risolvere casi complessi di omicidio. Le indagini devono partire, a suo dire, da tre domande fondamentali: cos’è successo nella fase antistante al delitto? Come è stato compiuto? Com’era il comportamento del colpevole dopo l’omicidio? Un importante presupposto per l’analisi dei casi criminali è che essa può fondarsi esclusivamente su fatti. L’attività svolta dall’unità speciale di Horn consiste perciò proprio nello sviscerarli a fondo e selezionare una serie di supposizioni. Un modello di analisi, questo, che si può applicare a ogni caso, anche a quelli irrisolti – i cosiddetti cold case – come l’assassinio dell’Uomo venuto dal ghiaccio accaduto 5.000 anni fa. Il pubblico dello Harvard Club ha assistito con grande interesse all’intervento ponendo a Horn e all’esperta di Ötzi Angelika Fleckinger numerose domande.

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