«Cohousing Rosenbach», arrivano 24 ragazzi nell'edificio in piazza Nikoletti

«Sharing is caring». È questo il motto (tradotto in italiano: «Condividere significa prendersi cura») di «Cohousing Rosenbach», l’iniziativa — ideata e promossa dal Dipartimento Cultura italiana della Provincia di Bolzano e gestita dalle cooperative Irecoop Alto Adige Südtirol e Coop. Altrimondi — che coniuga la forma abitativa del co-housing per giovani fra i 18 ai 35 anni con un percorso di cittadinanza attiva. «L’obiettivo di questo progetto pilota, che vede la collaborazione con il mondo delle cooperative e associazioni bolzanine, è quello di creare nuove opportunità abitative accessibili ai giovani e quindi favorire il loro percorso di autonomia dalla famiglia in un contesto di crescita educativa e di sviluppo di responsabilità sociale — ha spiegato l’assessore Christian Tommasini durante la consegna ufficiale delle chiavi ai giovani cohouser selezionati con un bando dell’Ipes — . L’iniziativa, infatti, vuole dare a questi giovani la possibilità di sperimentare forme di cittadinanza attiva favorendo così il miglioramento della coesione sociale nei quartieri di Bolzano, ed in particolare, in questo caso, nel quartiere Oltrisarco/Aslago».

I 24 ragazzi che — a fronte di un canone calmierato di 130 euro al mese — hanno trovato alloggio nella coabitazione presso l’edificio denominato «Rosenbach» in piazza Nikoletti a Bolzano si impegnano, con la firma del «patto di autonomia», a prendere parte alle attività di formazione e a co-progettare, in accordo con la pubblica amministrazione, attività rivolte al quartiere di Oltrisarco e al resto della città.  Il loro «contratto» prevede un anno di permanenza nella struttura e la possibilità di rinnovare per un ulteriore anno. Generalmente, il termine co-housing è utilizzato per definire forme abitative caratterizzate da alloggi privati corredati da ampi spazi comuni destinati alla condivisione tra i cohouser.

«Cohousing Rosenbach», un percorso di crescita collettiva per Bolzano

«Questo progetto è un esperimento che punta al miglioramento della qualità della società, non a livello materiale, ma invece a livello relazionale, un aspetto che non deve essere sottovalutato – ha sottolineato l’Assessore –. In questo quartiere abbiamo un alto tasso di anziani che molto spesso si sentono soli. Vogliamo creare sul territorio una vera e propria rete di protezione che fa sì che le persone si sentano coinvolte. Il nostro obiettivo finale è sempre quello di costruire insieme una società più coesa e unita, specialmente di fronte ad un contesto sociale sempre più complesso»

«Questo progetto, il primo di cohousing in Alto Adige — ha aggiunto il direttore della Ripartizione cultura Claudio Andolfo — dimostra due cose: che l’innovazione oggi la si fa nelle periferie urbane e che la cultura ed in particolare le politiche giovanili svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo del territorio». I 24 ragazzi provengono da tutto il territorio provinciale (Bolzano, Merano, Bressanone, Silandro e San Candido) e hanno profili molto diversi: si va da chi lavora, a chi studia all’università. Ci sono persone che hanno 22 anni altre più di 30, ma l’età media si assesta fra i 28 e i 30 anni. Nonostante queste differenze sono tutti pronti a costruire un percorso di animazione socio-culturale del territorio, come ad esempio un ragazzo svizzero che ha studiato e insegna pianoforte o altri ragazzi che hanno fatto esperienza di volontariato sociale e vorrebbero contribuire assistendo i bambini nei compiti del pomeriggio. «A questo progetto partecipano giovani provenienti da tutte le comunità linguistiche  — ha concluso Tommasini —. Ed è proprio per questo aspetto che l’iniziativa diventa un modello per tutta la Provincia. Puntiamo sul plurilinguismo non solo nel contesto scolastico, ma in tutte le interazioni socio-culturali.

Il Cohousing Rosenbach dispone complessivamente di 16 alloggi con finiture di qualità, in gran parte con due camere da letto, che saranno condivisi ciascuno da due coinquilini. Per il finanziamento del progetto l’Ipes ha assegnato 150.000 euro tramite gara pubblica per tre anni.

Johanna Roellecke

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