Cna, l'allarme: «Pmi sopravvissute grazie ai beni dei titolari in garanzia»

«Il rapporto della Banca d’Italia evidenzia una crescita elevata del Pil altoatesino pari al 12,8% nel decennio 2007-2017, rispetto a una stagnazione del Pil trentino e al calo del 4,8% del Pil nazionale. Ma questa crescita è stata sostenuta anche dalle micro e  piccole imprese che, per andare avanti, hanno visto i titolari impegnare i loro beni strumentali e personali. Adesso è necessaria una svolta: o subentra un ruolo più attivo della Pubblica amministrazione negli investimenti e nella creazione della domanda o, alle prime avvisaglie di una nuova crisi, centinaia di piccole aziende in tutto il Trentino Alto Adige salteranno per aria». È il commento di Claudio Corrarati, presidente regionale della CNA, al rapporto «L’economia delle Province autonome di Trento e Bolzano» presentato ieri (12 giugno 2018) a Bolzano e oggi (13 giugno 2018) a Trento.

«Se consideriamo che, secondo il rapporto Bankitalia, la disoccupazione è sotto il 3% e la redditività delle imprese è aumentata, l’Alto Adige – prosegue Corrarati – sembra un’isola felice e il Trentino ha parametri di una terra comunque sana. Quel che il rapporto non dice, però, è che le micro e piccole imprese hanno affrontato gli ultimi 10 anni, compresi quelli della crisi molto dura, non certo con i contributi per l’innovazione, per la quale ad esempio l’Alto Adige è fanalino di coda in Italia, ma si sono rimboccate le maniche ed hanno messo a garanzia dei prestiti bancari i beni strumentali e i beni personali del titolare pur di avere la liquidità necessaria per mandare avanti l’attività, pagare i dipendenti e, in certi casi, anche per creare nuovi posti di lavoro».

Questo significa, secondo il presidente regionale della CNA, che «ora le micro e piccole imprese sono indebitate e con i beni impegnati a garanzia dei debiti e, per quel che concerne l’artigianato e in parte i servizi, rimane pessima la morale di pagamento con incassi che arrivano a distanza di mesi rispetto alle prestazioni erogate o ai beni venduti, con una tempistica che non collima assolutamente con gli impegni fiscali, contributivi e salariali mensili delle aziende».

Corrarati invita la Pubblica amministrazione a giocare un ruolo più attivo: «Dietro il sole che splende, ci sono nuvole che si notano poco, ma se arrivasse il temporale della crisi stavolta, senza più beni da impegnare a garanzia, centinaia di aziende in regione salterebbero per aria. Anche il docente universitario della Lub, Francesco Ravazzolo, ha sottolineato la necessità di ampliare la domanda per le micro e piccole imprese, insieme alla riduzione della pressione fiscale, ad esempio l’Imi e la tariffa sui rifiuti. Compiti che spettano alla Pubblica amministrazione, chiamata a snellire le spese nei bilanci, liberando risorse per gli investimenti e ridando ossigeno alle aziende rimaste in apnea per 10 anni. In Alto Adige, inoltre, occorre spingere sempre di più il ruolo del Noi Techpark trasformandolo in motore di innovazione per le piccole aziende, per mantenere alta la competitività».

Il decennio analizzato dalla Banca d’Italia «è stato – sottolinea Corrarati – una parentesi fuori dall’ordinario, in cui l’Alto Adige ha resistito grazie al traino di turismo, agricoltura, export ed agli incentivi mirati per le ristrutturazioni nell’edilizia. Questi ultimi sono mancati in Trentino, e i risultati negativi si vedono ancora oggi. Adesso occorre tornare all’ordinarietà della crescita economica attraverso sistemi che evitino il blocco delle piccole imprese, tenendo conto che, attualmente, al netto dei beni impegnati con le banche, i piccoli imprenditori a fine anno ricavano dall’azienda redditi inferiori a quelli dei loro dipendenti. Così non ci sono più margini di crescita e per fronteggiare eventuali crisi».

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