Cambiamenti climatici, quali prospettive per turismo e agricoltura in Alto Adige?

Senza essere affrettatamente catastrofisti, una riflessione, dopo quasi tre mesi di siccità, giunti ormai nel cuore dell’inverno senza un fiocco di neve, bisogna comunque farla: il turismo invernale arranca (cifre ufficiali ancora non ce ne sono ma si parla di un -30% di arrivi) e la natura è in grande sofferenza. L’estate, se continua così e non si formeranno le normali riserve di neve in montagna, rischia di essere molto secca.

Il modello altoatesino basato (almeno dal punto di vista dell’immagine) su turismo e meleti è messo a rischio dai cambiamenti climatici? E’ una domanda che la politica e l’economia devono porsi, dati scientifici alla mano, perché in ballo ci sono importanti scelte strategiche: i cambiamenti climatici rischiano di mettere in grossa crisi l’industria dello sci e la monocultura delle mele che occupano alcune valli. La tecnologia può solo tamponare, non certo convincere gli sciatori a fare discese tra i prati verdi.

Differenziare il più possibile quindi. Anche a livello di immagine. Soprattutto investendo in manifattura green hi-tech e innovazione a tutti i livelli. Anche se il turismo vale poco più del 10% del Pil dell’Alto Adige e l’agricoltura circa il 6%, si tratta di settori ad alta intensità occupazionale, una loro crisi rischia di avere pesanti ripercussioni sulla nostra provincia nel lungo periodo. Niente allarmismi, c’è tutto il tempo per studiare la situazione: ma non sempre le giornate di sole portano buone notizie.

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