Bolzano: su Facebook i giovani preferiscono il dialetto

Sposare “tradizione e innovazione” è un luogo comune. Ma diventa pura verità se accostiamo dialetto e social network. Una ricerca svolta dall’Istituto di comunicazione specialistica e plurilinguismo dell’Eurac – il centro di ricerca European Academy of Bozen/Bolzano – dimostra che la comunicazione sul social network più diffuso e veloce, Facebook, avviene in Alto Adige in gran parte utilizzando la lingua dei padri e dei nonni, il dialetto. Almeno fra gli altoatesini di madrelingua tedesca, quali sono i 109 appartenenti al campione analizzato dall’Istituto per un intero anno. Una ricerca che sarà presentata pubblicamente martedì 10 novembre alle ore 20 nella biblioteca provinciale Friedrich Teßmann (via Armando Diaz 8, Bolzano), dove ne discuteranno il linguista Eurac Aivars Glaznieks, Eva Cescutti (Area innovazione e consulenza dell’Intendenza Scolastica Tedesca), Anne-Bärbel Köhle (Redattrice e professoressa di giornalismo) e Carla Thuile (studentessa e autrice).

Forse si può parlare di un vero e proprio ritorno del dialetto, perché sono soprattutto i più giovani a scegliere questa lingua. Gli utenti di Facebook tra i 14 e i 19 anni di età, infatti, emerge dalla ricerca diffusa da Eurac, scrivono circa i due terzi dei propri post in dialetto. Mentre l’altra grande tendenza è quella degli utenti con oltre 60 anni di età, fascia in cui solo l’8 per cento degli status viene scritto in dialetto. Avviene così che il dialetto, lingua storicamente tramandata in forma orale, si trasformi con i nuovi media digitali in lingua scritta.

«L’uso del dialetto scritto è una novità chiaramente connessa ai nuovi media – spiega il linguista Aivars Glaznieks – Facebook è un mezzo per la comunicazione quotidiana e questa, in Alto Adige, avviene in dialetto. Quindi, se prima il dialetto si usava esclusivamente nel parlato, da quando sono comparsi SMS, Facebook e così via, il dialetto è usato anche nella forma scritta». Il ragionamento non vale per i più anziani, cresciuti in una società che inibiva l’uso del dialetto: «Gli utenti di età più avanzata, che non sono nati e cresciuti con questi mezzi, collegano la forma scritta all’uso del tedesco standard – spiega Glaznieks -. La loro idea è chiara: in dialetto non si scrive. Anche se l’inibizione iniziale si va perdendo nel tempo, i post degli utenti tra i 50 e i 60 anni sono infatti scritti per un quarto in dialetto».

Non mancano altri spunti interessanti. I giovani madrelingua tedesca preferiscono di gran lunga l’inglese all’italiano, come seconda lingua in cui scrivere i propri post su Facebook: nell’idioma di Shakespeare scrivono il 10% dei post, molti meno in quello di Dante. «I social media rispecchiano la società – sottolinea Glaznieks -, tra i più giovani i contatti sono fortemente influenzati dalla scuola, e il sistema scolastico in Alto Adige divide i due gruppi linguistici. Tra gli utenti tra i 20 a i 30 anni sale il numero di post scritti in italiano, probabilmente determinati da nuovi contatti creati durante lo studio o il lavoro».

I ricercatori stanno ora approfondendo proprio l’aspetto del plurilinguismo. In alcuni casi si utilizzano incredibili giochi linguistici: «Alcuni post sono comprensibili solo per chi conosce sia il dialetto che l’italiano – spiega il ricercatore dell’Eurac, che tra i suoi post preferiti cita: «Morgen andiamo wiederamol a kraxelare» (domani andiamo di nuovo ad arrampicare), «Des isch poko ma sikkuro» (Questo è poco ma sicuro) e «yeah, geile story, bro, konn magari schun a pocettino friar kemmen» (Yeah, grande, magari posso venire un poco prima).

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