Big data, ecco il software che archivia quelli di Eurac

Se i ricercatori di Eurac Research archiviassero su dvd i dati satellitari alla base dei loro studi su clima e ambiente alpino, ne userebbero circa 7500 all’anno. Ogni sette giorni ricevono infatti circa 600 gigabyte di immagini ottiche e radar da quattro satelliti dell’Agenzia spaziale europea. E una volta elaborati in mappe e serie temporali, questi dati triplicano la loro dimensione. La ricerca scientifica ad alto livello si basa su grandi quantità di dati e i dati hanno bisogno di spazio per essere archiviati, protetti e processati velocemente. Ecco perché gli informatici di Eurac Research si sono messi al lavoro per ampliare l’infrastruttura dati. In circa dieci anni il magazzino digitale del centro di ricerca è cresciuto di 500 volte. Oggi Eurac Research è l’unico ente altoatesino e tra i pochi centri di ricerca in Italia a poter contare su un archivio digitale grande un petabyte: una capacità che equivale a circa 200 mila dvd o a quattro miliardi e mezzo di libri da 200 pagine ciascuno.

Non sono solo i dati satellitari a occupare spazio. Per monitorare il territorio i ricercatori si basano anche sulla raccolta di dati a terra. Le 31 stazioni di misura sparse per l’Alto Adige inviano ogni 15 minuti ai server di Eurac Research dati su temperatura e umidità dell’aria e del suolo, irraggiamento e altri parametri. Poi ci sono le biobanche che raccolgono campioni biologici da cui si estraggono quantità enormi di dati genetici alla base della ricerca sulle cause delle malattie comuni.

«Abbiamo progettato un’infrastruttura in grado di soddisfare le diverse esigenze dei ricercatori e di adeguarsi ai cambiamenti futuri. Per questo abbiamo utilizzato fondi dei progetti di ricerca per acquistare all’esterno l’hardware (dischi e macchine), ma abbiamo sviluppato internamente l’intelligenza che lo fa funzionare, partendo da un software open source» spiega Roberto Monsorno, ingegnere di Eurac Research.

«Lavorare in questo modo ci ha permesso di spendere un terzo di quello che avremmo speso acquistando una soluzione ‘chiavi in mano’ da un fornitore esterno, e il prezzo di mercato di un’infrastruttura di questo tipo supera il milione di euro» aggiunge il collega Norbert Andreatta.

Questo modo di procedere garantisce un risparmio anche in futuro visto che i ricercatori potranno adeguare progressivamente l’infrastruttura alla crescita del centro di ricerca.

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