Alto Adige a misura di mamma: in testa nella classifica «mother friendly»

Una (gradita) conferma l’Alto Adige la provincia mother friendly per eccellenza. Dato che emerge dal rapporto di Save the Children “Le equilibriste: la maternità tra ostacoli e visioni di futuro” sulla condizione materna in Italia. La provincia di Bolzano, seguita da Trento e dalla Valle D’Aosta, è in testa alla classifica delle regioni in cui è più facile essere madri. Gli indicatori del Mothers’ Index, elaborati da Save the Children, consentono di valutare per i singoli territori il posizionamento competitivo rispetto alle esigenze di cura, lavorative e di servizi delle mamme.  Per indicatori come tasso di fecondità, tasso di occupazione e servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia l’Alto Adige risulta sul podio in tutte le classifiche.

Il benessere dei bambini è direttamente collegato a quello delle loro madri, tanto più se queste riescono a crescere nella loro dimensione personale, sociale e professionale. Grazie allo sviluppo del territorio e del settore economico le occupazioni femminili in Alto Adige sono in continuo aumento, con i risultati migliori tra i 25 e i 54 anni. La visione sociale del ruolo materno è cambiata: iniziative di sensibilizzazione culturale ribaltano la prospettiva secondo cui la maternità è un ostacolo nel mondo del lavoro e considerandola invece come un’occasione di crescita sociale importante per tutti.

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Iniziative a sostegno delle mamme

Nel resto d’Italia la condizione delle mamme lavoratrici è ancora critica. Le disparità salariali, i part-time, le riduzioni dell’orario di lavoro, i contratti precari sono spesso le situazioni alle quali le donne devono adattarsi per non perdere il proprio posto nel mercato del lavoro. In questo quadro, la conseguenza più diretta è un abbassamento del livello di qualità della vita che spesso pregiudica scelte familiari e riproduttive. Con la legge di stabilità 2017 è stata prorogata per il 2018 la possibilità per le mamme lavoratrici autonome e per le mamme lavoratrici dipendenti di richiedere un aiuto economico (bonus babysitting e asili nido) per un massimo di 600 euro al mese da spendere per servizi di baby-sitting e servizi per l’infanzia pubblici o privati accreditati da utilizzarsi entro gli undici mesi successivi al congedo obbligatorio, per un periodo massimo di sei mesi. L’erogazione del bonus implica la rinuncia al congedo parentale facoltativo e riguarda anche le lavoratrici part-time.

Carola Traverso

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